Se avete seguito i post e le conversazioni video delle settimane precedenti dedicate alla scrittura, forse a questo punto può esservi sorto un dubbio. Quale genere scegliere? Optare per un romanzo o dei racconti?
Io ho scelto di scrivere un romanzo fantasy perché avevo una storia estremamente articolata e tanti personaggi di cui raccontare e il fantasy è un genere che mi appartiene (ne ho parlato diffusamente nel post “Perché il Fantasy?”). Ma a voi potrebbe essere più congeniale la dimensione del racconto e il genere storico, ad esempio. Attenzione però che scrivere un racconto non significa avere vita più facile, semplificare il lavoro.
Scrive Flannery O’Connor: «Il romanzo funziona attraverso un’accumulazione di dettagli più lenta del racconto. Il racconto richiede procedimenti più drastici del romanzo, poiché bisogna ottenere di più in minor spazio. I particolari devono avere un impatto più immediato». Quindi, in realtà, scrivere un buon racconto non è facile e non si addice a tutti. Occorre avere il dono della sintesi, ma una sintesi espressiva, che non tolga nulla al fascino della narrazione. Bisogna essere capaci di tratteggiare luoghi, situazioni, personaggi in poche azzeccate battute. E comunque il genere del racconto non è adatto a tutte le storie. Può andare bene se volete raccontare una storia con pochi personaggi, che si articola in modo cronologico e non prevede troppi avvenimenti. Se il vostro soggetto invece è ricco di personaggi, eventi che si intrecciano, oppure – come nel mio romanzo Freccia – si sviluppa su diversi piani narrativi, meglio scegliere la dimensione del romanzo.
Solitamente dopo avere costruito il Soggetto, sappiamo già chiaramente se il nostro romanzo sarà un giallo, un fantasy, uno storico, oppure un romanzo non di genere. Ma può capitare che la storia che vogliamo raccontare si presti a generi diversi e che non riusciamo a decidere che strada intraprendere. Bisogna tenere presente che oggi i romanzi seguono molto meno di un tempo le rigide distinzioni di genere e sono spesso frutto di contaminazione: una storia di mistero ambientata nel futuro difficilmente può essere catalogata solo come mistery o solo come fantascienza, e così può capitare per un thriller che si svolge nel medioevo. Jurassik Park di Michael Crichton è stato “catalogato” come romanzo di fantascienza, ma chi lo ha letto potrebbe definirlo anche un romanzo d’avventura; Il dottor Živago di Boris Pasternak è una bellissima storia d’amore ma racconta nel dettaglio la Rivoluzione d’ottobre quindi si tratta anche di un romanzo storico.
Un elemento di cui tenere conto, comunque, se occorre fare una scelta, è che i generi in cui si può spaziare maggiormente con l’immaginazione – la fantascienza, il fantasy, per un certo verso anche il romanzo storico – richiedono un dettagliato e preciso lavoro di preparazione. Se state parlando di un luogo o un tempo immaginari, o che non sono i nostri attuali, potete inventarvi scenari, razze, situazioni di fantasia, ma devono essere plausibili perché altrimenti il lettore non si farà coinvolgere dalla storia. Perché siano plausibili occorre che nella vostra mente – o sul vostro taccuino degli appunti – abbiate costruito nei dettagli i luoghi, i personaggi, gli eventi che state raccontando perché non potete ispirarvi alla vostra esperienza o a ciò che vi vedete intorno come accade quando si racconta una storia ambientata ai giorni nostri e nel nostro mondo.
Se stiamo scrivendo un romanzo di fantascienza, possiamo anche raccontare che esiste la razza dei Quark che si diversifica dagli umani perché è priva di polmoni. Ma dovremo spiegare come mai nonostante questa mancanza riescano a sopravvivere. Potremmo inventarci persino una spiegazione strana e non certo scientificamente valida: il fatto di averla fornita è sufficiente al lettore per “credere” nell’esistenza dei Quark. È plausibile, quindi conferisce realismo al prodotto della nostra immaginazione.
Nel romanzo storico la sfida è ancora più difficile perché dobbiamo ricostruire un universo verificabile: se raccontiamo di un banchetto ambientato nel medioevo non possiamo elencare tra i piatti consumati dai protagonisti il tacchino arrosto, perché a quel tempo il tacchino lo consumavano solo i nativi americani. In questo caso non possiamo affidarci solo alla plausibilità di un dettaglio ma è necessario che ci documentiamo per non fare figuracce con i lettori. Insomma scegliere un genere che si discosta dalla nostra vita normale ci offre sì la possibilità di volare con la fantasia, ma richiede anche un impegnativo lavoro per circostanziare la storia.
Siete pronti alla sfida dei generi più complicati oppure preferite muovervi nei territori conosciuti della vostra esperienza? L’importante ora è avere le idee chiare!