La scorsa settimana è stato rimbalzato viralmente su molte bacheche di Facebook l’articolo “Né lettori né scrittori: l’Italia è un paese senza” dello scrittore Fabio Geda, pubblicato qualche mese fa su Minima & Moralia.
Il titolo dell’articolo può essere letto con un’accezione negativa, ma in realtà Geda parte da alcune riflessioni sul panorama piuttosto desolante della partecipazione culturale nel nostro Paese, in particolare relativamente a lettura e scrittura, per incoraggiare a perseverare in queste attività..
Secondo lui infatti il problema è che “non siamo un paese di lettori così come non siamo un paese di scrittori” tuttavia “siamo un paese di gente che desidera pubblicare”. Non mi interessa soffermarmi su queste constatazioni che aprono questioni davvero ampie e complesse, quanto su quello che ha scritto dopo e che mi è piaciuto molto.
In sintesi Geda incoraggia la scrittura non indirizzata ad uno scopo materiale (scrivo un libro perché voglio diventare ricco o famoso) ma in quanto fine a se stessa: scrivere perché ci fa bene, ci apre nuove prospettive, ci aiuta a guardarci dentro e ad esprimere la nostra creatività.
Afferma Geda “leggete e scrivete; dedicate a lettura e scrittura parte delle vostre giornate. Prendete appunti, trasformateli in racconti; tenete un diario. Usate la lingua per indagare il mondo. Non c’è nulla di alchemico in tutto questo, lo scrittore non è uno sciamano: è un artigiano. […] Lasciate che le parole abitino e trasformino la vostra vita. Coltivatele. Quello che riceverete in cambio è una straordinaria sensazione di libertà”.
Ecco, scrivere e leggere è importante prima di tutto per noi stessi: uno strumento incredibile di consapevolezza e arricchimento interiore. Che ci aiuta ad acquisire maggiore senso critico e ci fa sentire bene. Attraverso le nostre storie – per chi si dedica alla narrativa – riusciamo spesso ad esprimere concetti e idee che altrimenti non saremmo in grado di tradurre efficacemente in parole, a trasmettere valori, a creare un ponte con gli altri. E a dare spazio alla nostra creatività.
Se poi ci renderemo conto che il risultato della nostra scrittura è buono, che vale la pena di tentare la strada della pubblicazione, perché no? Saremo comunque consapevoli che la scrittura ci avrà reso più ricchi interiormente e più liberi.