Nel mio post Matematica: ordine, amore, libertà vi avevo annunciato che avrei approfondito il rapporto tra matematica e scrittura, perché ritengo che queste due discipline, apparentemente così diverse, abbiano invece una grande affinità.
Qualche giorno fa leggevo l’estratto del discorso che il matematico inglese Marcus du Sautoy ha tenuto in occasione del lancio del programma Humanities and Science, diretto dal Centro di ricerca in scienze umanistiche dell’Università di Oxford, estratto pubblicato da La Repubblica col titolo “Matematica come narrazione” che esordisce con una frase molto bella: «I matematici sono cantastorie. I nostri personaggi sono i numeri e le geometrie. Le nostre storie sono le dimostrazioni che creiamo intorno a questi personaggi.[…] La matematica, proprio come la letteratura, consiste nel fare scelte». E mi è tornato in mente un professore di matematica che avevo all’Università. Era un ottimo matematico ma come insegnante ci lasciava disorientati perché quando scriveva le dimostrazioni dei teoremi alla lavagna si interrompeva spesso cercando di ricordare qualche passaggio che non gli veniva in mente e allora, su due piedi, escogitava nuove soluzioni per risolverlo introducendo le ipotesi necessarie per giungere alle tesi che aveva intenzione di dimostrare. Ecco questo professore mi ha insegnato che la matematica è creatività. Spesso, alle presentazioni di Freccia mi è stato chiesto come mai, nonostante la mia formazione scientifica, ad un certo punto della mia vita io abbia intrapreso la strada della scrittura. Perché la scrittura, come la matematica, è espressione di creatività.
«Una dimostrazione – dice ancora du Sautoy – è come il libro di viaggio del matematico. […] Come la storia delle avventure di Frodo nel Signore degli anelli, una dimostrazione è una descrizione del viaggio dalla Contea a Mordor».
Il flusso creativo di un matematico segue le stesse fasi di colui che sta scrivendo una storia: si parte da un enunciato base e si sviluppa un percorso creando via via i passaggi che combinati insieme conferiscono veridicità e senso all’insieme, componendo un tassello del mosaico dopo l’altro, compiendo scelte e scartando soluzioni poco convincenti fino a portare, con una concatenazione di fatti sempre più incalzanti, il lettore della dimostrazione – o quello della storia – all’epilogo.
Un buon matematico deve possedere tenacia, pazienza e la capacità di trovare collegamenti inaspettati. Se ci pensate bene sono le stesse qualità richieste ad un bravo scrittore.